Poesie in libertà. La poesia è lo specchio dell'anima

giovedì 29 gennaio 2009

Jean e sally

“Permettez-moi de vous présenter Sally” disse Jean a Lucy, che apriva la porta d’ingresso per farli entrare.

Era una giornata orribile con la pioggia che scrosciava dalla notte, mentre Jean e Sally sembravano usciti dalla piscina tanto erano zuppi d’acqua..

Dal capellino di Sally colava un rivolo di pioggia che entrava direttamente nel collo della camicetta, mentre i capelli che spuntavano da sotto erano per bene appiccicati alla pelle che stava nuda dietro la nuca. L’ombrello era servito a poco perché il vento l’aveva rovesciato e reso inutile.

Jean non era in condizioni migliori con il solo ombrello ed era fradicio nei vestiti come nello spirito.

Lucy li guardò come si potevano guardare due esseri strani provenienti dallo spazio e disse: “Salve!”

Si mise in disparte per farli entrare a malincuore, mentre lasciavano una lunga scia di acqua e di fango sul pavimento.

“Siamo bagnati” disse Jean ridendo “Sta piovendo come Dio la manda”.

“Vedo” rispose laconica, come se non se ne fosse accorta, mentre li accompagnava in cucina.

I vestiti gocciolavano minuscole gocce che formavano altrettante pozze sul pavimento lucido della casa, mentre Lucy era sempre più allibita per il comportamento di Jean.

“Oltre ad essere bagnato lui come un pulcino si trascina dietro questa ragazzina minuta che pare essere una spugna che lascia colare tutta l’acqua assorbita” rifletteva mentre assisteva al disastro della casa che aveva appena finito di rigovernare.

Jean era il padrone di casa mentre lei gliela teneva in ordine, quindi lui aveva tutti i diritti di portarsi in casa chi voleva. Però osservare come si era ridotta in pochi minuti dopo che lei aveva lavorato per un paio d’ore per renderla presentabile le faceva stringere il cuore.

“Pazienza” si disse e chiese: “Volete qualcosa di caldo?”

Lucy era una ragazza di vent’anni, venuta da New York per studiare alla Sorbona letteratura francese ed imparare bene il francese. Aveva trovato domicilio da Jean, che in cambio di compagnia e del tenere in ordine la casa le aveva offerto vitto e alloggio gratis.

Era un cambio abbastanza equo, perché le consentiva di risparmiare un bel po’ di dollari e di avere tutto il tempo per dedicarsi agli studi senza annoiarsi troppo.

Era una ragazza poco più alta della media, dai capelli biondi e dagli occhi azzurri, che tradivano le origini nordiche dei suoi antenati, dal corpo snello e longilineo. I corteggiatori non mancavano, mentre lei cercava di dribblarli elegantemente, perché in questo momento della sua vita sesso e amore avevano una bassa priorità.

Jean era originario della Normandia e lavorava come broker indipendente per diverse finanziarie. Aveva trentacinque anni ed era ancora single. Alto, dalla corporatura robusta aveva una folta capigliatura scura e due occhi castani mobili e vivaci che gli conferivano un’aria di mistero, che piaceva alle donne, insieme al mento volitivo e deciso.

Quando aveva letto l’annuncio di Lucy, le aveva telefonato per un appuntamento e aveva capito che poteva accettare lo scambio di favori. Così da qualche mese si era installata in casa, dove aveva a disposizione una camera con bagno ad uso personale oltre ad altri spazi comuni.

Lei cercava di parlare in francese, lui in inglese ed era buffo ascoltarli come se fosse un dialogo fra sordi, ma si capivano perfettamente.

Tra loro non era scoccato nulla: solo qualche bacio furtivo e qualche carezza più timida che audace. Nessuno dei due era inibito, ma più banalmente volevano rispettare i patti che silenziosamente avevano sottoscritto.

A lei non era indifferente Jean, ma in questo momento era relegato in un angolino della testa, da dove forse col tempo avrebbe potuto uscire.

Non troppo spesso, né troppo raramente Jean si presentava con un’amica, sempre diversa, mentre Lucy si ritirava nella sua stanza per lasciarli soli. Non provava nessun senso di gelosia verso di loro, anche perché il rapporto era molto impersonale da rasentare l’indifferenza.

Quindi niente sorpresa se si era presentato con una nuova ragazza quella mattina, ma questa volta percepì con sbalordimento una punta di gelosia, come se questa ragazza potesse competere con lei.

“Competere in quale campo?” si stava chiedendo con sbigottimento, osservando quella donna tascabile.

Sally era bassa di statura con un bel viso ovale sul quale spiccavano due immensi occhi blu. Ai piede indossava un paio di ballerine o almeno una volta lo erano. Però tutto il corpo sembrava minuto e fragile pronto a spiccare il volo per ogni folata di vento.

Jean, gocciolando, se ne era andato in bagno a togliersi i vestiti intrisi d’acqua e fango e a mettersi qualcosa di caldo, lasciando Sally impacciata con Lucy.

Le due donne si scrutavano a vicenda senza che nessuna delle due prendesse l’iniziativa di pronunciare una parola.

“Ciao, Sally” disse alla fine Lucy “Seguimi in bagno a toglierti i vestiti umidi”. E le fece strada verso il suo bagno privato.

La ragazza si sentiva imbarazzata a spogliarsi sotto gli occhi di Lucy, ma non poteva fare altrimenti se non voleva rimanere tutta bagnata.

Gli abiti ammonticchiati ai suoi piedi avevano fatto un lago di acqua che scivolava tra le fessure delle piastrelle.

“Oh!” esclamò Sally vedendo il piccolo disastro che aveva prodotto.

Lucy sorrise mentre li metteva nella vasca a finire di gocciolare e le disse: “Ti conviene fare una doccia bollente prima di prenderti un accidente”.

Sally era indecisa se togliersi mutandine e reggiseno, che sembravano appena usciti da una tinozza d’acqua, di fronte a Lucy o aspettare che andasse a prendere accappatoio e asciugamani, prima di gettarsi sotto il getto bollente della doccia.

Lei aveva capito l’imbarazzo che la ragazza provava a restare nuda e silenziosamente uscì.